martedì 31 gennaio 2012

Picàti-òrvi

Certi istanti della vita tornano alla memoria per caso. E proprio non capisci perché in quel momento.

Il titolo è un modo di dire della mia Trapani. Mi ricorda la mia nonna materna, anzi mi ricorda una situazione che la riguardava spesso. Ma anche i profumi e gli odori di quella Trapani di cui tanto ho nostalgia come dei valori e del sentire che mi porto da quegli anni. 





Mia nonna era una vecchietta dolce e simpatica, che spessissimo canticchiava, sorridendo tutto il giorno.

Diceva sempre di essere "malata di nervi". Aveva sofferto da giovanissima di un forte esaurimento nervoso dovuto, negli anni della Seconda Guerra mondiale, alla prigionia australiana del suo amato (mio nonno).

Spesso capitava che dicesse delle fesserie, delle battute o che ripetesse frasi che sembravano insensate. 

Erano i ritagli della sua memoria di ragazzina di quando "ìa a' mastra" o di quando una volta, al mare "un omo mi salvao picchì masinnò murìa!". O ancora di quando un cane "m'arrancicào (mi è salito) 'ncapo i spaddre"Mia nonna andava al mare col prendisole, si bagnava solo i piedi, non faceva il bagno e aveva paura dei cani! 

Altrettanto spesso, capitava che mia madre rispondesse alle fesserie della nonna Dina (Leonarda all'anagrafe): ma n'hai picàti orvi!!!! 

La traduzione in italiano sarebbe "hai azioni cieche". Ma il dialetto - qualsiasi vogliamo considerare - è "intraducibile", caratteristica che lo rende unico e speciale. 

Nessuno mi ha mai spiegato il significato di questo mdo di dire. Io l'ho sempre sentito nel senso che vi ho detto. Come a dire: "ma chi stai ricennu?"



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