Mangiamo Trapanese!Una sezione dedicata alla cucina trapanese.

Con ricette trapanesi, immagini dei cibi, dei frutti, dei dolci che fanno della nostra terra un luogo speciale dove si torna con voglia... e specialmente con tanta voglia di mangiare!

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sabato 15 ottobre 2016

Assabinirica Arciprete! Modi di vivere della vecchia Trapani del Rione San Pietro.

Questo post nasce anni fa...

Non saprei spiegare bene il motivo per cui non l'abbia fatto prima, ma oggi, mi sono deciso e so bene il perchè. 





La nostra è un'epoca stravagante. Dove convivono tendenze diametralmente opposte e tutte
legalmente difese, specie in Italia. La diceria e la riservatezza sono tratti di un'Italia dalle due facce che vuole sapere tutto di tutti tranne che di se stessa.

Tratti di un Paese che vuole soltanto apparire bello - riuscendoci - ma che spesso dimentica la sua parte più interna, viscerale e quindi più "nascosta".

Come anche a Trapani accade...

Mi raccontavano che, anticamente, dove oggi c'è quel piccolo parcheggio attiguo alla chiesa di San Pietro, a Trapani, di fronte al Palazzo di Giustizia, sorgeva un groviglio di palazzi e palazzetti che creavano un tipico cuttigghiu trapanese.

Tanto vicini erano le mura dei palazzi tra loro che ci si vedeva da casa a casa. Tanto vicina era la chiesa al palazzo dirimpetto che - mi raccontava l'Arciprete Giacalone ricordando dei suoi anni di fresca nomina - quando alla mattina apriva la finestra, gli rispondeva regolarmente la signora dal palazzo di fronte: "Assabinirica Arciprete!" e quasi potevano stringersi la mano.

Io ho abitato per 20 anni nel palazzo di fianco alla chiesa di San Pietro e ho sempre sentito parlare a casa di questo curtigghiu, al punto che nei documenti di vendita della casa (oggi di proprietà della parrocchia) c'era il richiamo a una via che oggi non esiste più. 

Un modo di vivere radicato nei modi di fare trapanesi da secoli, di cui io ho vissuto solo gli ultimi scampoli.  

Erano i "favolosi anni '90, l'avanguardia del mondo globalizzato, il fibrillante Bel Paese e la mia bella Trapani mi lasciavano giocare sui marciapiedi e tra le macchine... in un quartiere Sampetro già fortemente degradato e in pieno processo di "spopolamento".

In quegli anni per me e la mia combriccola di amici sampitrari era normale scorrazzare per le viuzze arabesche di quella parte di Trapani, sempre in sella alle nostre bici. Io avevo una Graziella rossa modificata, estorta  a mia madre e fatta diventare da "competizione", ovvero senza campanello, portapacchi vari e alleggerita per schizzare al mare di Turrignì o fino a Pizzolungo per fare i tuffi dal molo dell'Hotel Tirreno... trasenno d'ammare, chi tantu unni ponnu rire nenti!

Per questo bellissimo e dolce salto nei miei ricordi di ragazzino trapanese devo ringraziare il Signor Giacomo Caltagirone per uno dei suoi interessanti e toccanti video e che io ho linkato di seguito.

Per le strade di Trapani - Via Catito di Giacomo Caltagirone su Vimeo.com

Devo dire che ringraziare soltanto è limitativo...

Il video mi ha davvero rapito. In dieci minuti di visione - o poco più - non solo mi sono letteralmente immerso nella Trapani mia, il posto dell'anima, di cui tanto scrivo nel mioBlog, ma ho anche conosciuto nuova musica e nuovi luoghi trapanesi "virtuali". 

Ora vegno e mi spiego, per usare un'espressione tutta trapanese...

Del video in sè mi ha appassionato la parte in cui descrive gli stili abitativi del Catito, propri comunque di tutto il Rione. 

I richiami all'operosità dei trapanesi e le citazioni dei vecchi mestieri popolari tipici del Rione: "falegnami, canapai, fabbri ferrai e vecchi pescatori rammendavano le reti" e le putìe, niente a che vedere con i centri commerciali odierni! 

Io mi ricordo di Mastru Natale, falegname di via delle Api; di Mastro Alonzo, u firraro, ra' Signura Lucrezia che facìa i nasse... 

E poi le musiche del video... meravigliose. Più che etniche, viscerali! Mi hanno emozionato... e ho scoperto così peraltro un nuovo gruppo Facebook che riguarda Trapani, ovvero Trapani, città tra due mari
 e qualcosa in più di un gruppo musicale, ovvero i Milagro acustico. Da ascoltare!

Dell'autore, mi è piaciuto molto leggere come sua descrizione le parole "Siculità e trapanesità". Avrei usato le stesse, se vivessi a Trapani. Mi accontento della mia trapanesitudine.

Credo di avervi detto abbastanza. Credo di avervi spiegato abbondantemente perchè mi è piaciuto e perchè è poco ringraziare. 

Di sicuro gli spunti visti e ascoltati in parole e musica, mi sono serviti e mi serviranno per approfondire e scavare meglio fino alle mie radici, nella mia trapanesitudine... oltre che a pubblicare altri post.

Trapanesedentro



sabato 3 settembre 2016

A' Jureca, la Torre dimenticata dai Trapanesi




In una stretta viuzza del centro storico trapanese, nel pieno del Rione San Pietro, resiste ancora una delle cinque Torri dello stemma della Città di Trapani. 

A' Jureca, la Torre Giudecca, è immersa nel quartiere, rimane nascosta dai vecchi palazzi costruiti intorno ad essa e perciò non facile da scovare, se non la si conosce. Io ci sono cresciuto "attorno".

E' - o dovrebbe essere - uno dei simboli più belli e antichi della città.

Ad onor del vero, la Torre fa parte di un complesso più ampio, quello di Palazzo Ciambra.

Discendenti da un regio algorizio che aveva fatto man bassa durante la cacciata degli ebrei e il cui stemma è visibile al centro del palazzo, i Ciambra lo eressero nel XVI secolo, inglobando la torre cittadina nello stabile. 

Le sue finiture e decorazioni hanno un sapore tutto iberico ed oltre a mostrare lo stile plateresco, tipicamente "spagnoleggiante" nelle bugne a diamante sulle pareti della torre, nei particolari delle finestre e dei portali, sono segno dell'affinità artistica e sociale tra la Sicilia e la Spagna. 

Com'è facile intuire, il palazzo sorge nel sito dell'antico ghetto ebraico trapanese dove gli Ebrei vivevano separati dai Cristiani per mezzo di un gruppo di fatiscenti baracche. Proprio alle spalle “della Giudecca”, da Iureca, c'è un'altra via stretta e tortuosa, Via Catito, u' Catito (dal latino "catonium" e dal greco "kàto", luogo peggiore, basso).


Stemma araldico della Famiglia Ciambra,
proprietaria di parte del palazzo.
Il palazzo ha subito numerose trasformazioni. Da sinagoga a Palazzo nobiliare, fino ad essere oggi in uno stato di semiabbandono, a' Iureca è un monumento di trapanesità. Forse, un po' dimenticato dai Trapanesi.

La sua bellezza parla da sola. Io ho solo scattato qualche foto per documentarla. 




Particolare della finestra con la bifora gotica, al centro della Torre. 

Bugne a punta di diamante,
tipico abbellimento delle abitazioni 
di inizio XVI secolo.

























Via Giudecca nel XX secolo (collezione Tonino Perrera)
da http://www.giornalekleos.it/salviamo-il-quartiere-della-giudecca-di-trapani/
Via Giudecca nel XXI secolo

Fonte Aretusa - Siracusa
Nella foto la "Giudecca" di Ortigia. Quella di Siracusa era la comunità ebraica più popolosa della Sicilia, dopo quella di Palermo. Il Quartiere ebraico della Giudecca, chiamato dai siracusani "A Iureca", è uno dei più antichi del centro storico di Ortigia. da http://www.lolhostel.com/it/ostello-siracusa/giudecca.html

Steripinto.jpg
Palazzo Steripinto a Sciacca. Lo Steripinto è uno dei più antichi palazzi della città di Sciacca, ancora oggi esistente. Gli elementi decorativi della facciata e la ricerca decorativa, fanno di questo palazzo uno degli insigni monumenti della città e un esempio dell'arte plateresca in Sicilia del tardo Gotico Rinascimentale. da https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Steripinto




N.B. Anche in questo caso, anche per questa pagina sto studiando per migliorarla e accrescerla.

mercoledì 24 agosto 2016

Le colonne del "Garibaldi"

Nel 2013 scrissi nelle pagine del mioBlog di una piccola curiosità cittadina riguardante il Teatro Garibaldi, o almeno di alcuni pezzi.

Per tanti anni, infatti, le colonne del Teatro Garibaldi (donate dal Comune di Trapani all'epoca della costruzione) furono lasciate davanti all'ingresso principale della Basilica dell'Annunziata di Trapani come panchine per i trapanesi!
In quel post scrivevo:
Abbiamo il dovere di non mollare. Io continuo.  
A distanza di tre anni, in luogo diverso della città e a me molto caro, ovvero il Rione San Pietro, è stato realizzato un monumento commemorativo dedicato alle vittime civili della II^ Guerra Mondiale. Posto in via XXX gennaio, accanto al Palazzo di Giustizia, è stato inaugurato mercoledì 6 aprile in ricordo delle seimila vittime innocenti delle incursioni aeree del 22 giugno 1940 e del 6 aprile 1943.

Qualche giorno fa, ho portato i miei bimbi in quel luogo, raccontandogli che, dove oggi sorge un parcheggio quando papà era piccolo (30 anni fa), lì c'era un campetto e una chiesa prefabbricata e che da quel lato dei Bastione dell'Impossibile, mi arrampicavo attraverso i buchi nel muro, perché non esisteva l'orrendo ascensore che c'è oggi. 

Ricordare per non dimenticare. Tramandare per non soccombere alla società dell'Io e basta.

Una volta tanto, sono contento di raccontare una storia di cultura.



Il monumento con le colonne del "Garibaldi" in ricordo delle vittime trapanesi della II^ GM

Via XXX gennaio . Trapani





I buchi nel muro che servivano ad arrampicarsi sopra al "Maresciallo", come a quei tempi chiamavano il Bastione dell'Impossibile. 












sabato 26 marzo 2016

Pane e Panelle

Negli ultimi dieci anni lo Street food è diventato un'arte culinaria sempre più pubblicizzata agli occhi del grande pubblico.

Quando stavo a San Pietro a Trapani, noi non sapevamo proprio cosa fosse, ma conoscevamo certamente le panelle, specialmente quelle da za Paolina.

Erano anni diversi del quartiere San Pietro. A partire dall'urbanistica abbastanza diversa dall'attuale: la via XXX Gennaio, allora come oggi, si percorreva nello stesso senso di marcia odierno con la differenza però che superato il Tribunale, la strada era sbarrata da un palazzo vecchio, cadente e disabitato - un po' la condizione di tutto il quartiere - sotto al quale c'era u' sciosco ra za Paolina a panellara...


Non posso e non voglio certo paragonarmi a lei o ai suoi "eredi" che continuano a vendere panelle a Trapani, ma, in ogni caso, quando le faccio io non sono male e quindi la ricetta merita di essere inserita sul mioBlog.

Andiamo con gli ingredienti: 
- 500gr di farina di ceci;
- olio d'oliva;
- 1,5 litro d’acqua;
- sale;
- pepe; 
- prezzemolo.

In una pentola mettete l'acqua (fredda) e cominciate ad amalgamare energicamente la farina di ceci setacciandola. 


Continuando girare con una paletta di legno e sempre nello stesso senso, accendete il fornello a fuoco medio. Da quando il composto comincia ad addensare cuocete per altri 15' circa. Nella preparazione aggiungete anche sale, pepe e prezzemolo.

Attenzione a non creare grumi (io mi aiuto col mixer) e a non fare attaccare il tutto alla pentola. Il composto poi va fatto riposare (ma non in frigo) dentro a una casseruola rettangolare in modo da creare poi delle panelle rettangolari.

Nelle rosticcerie trapanesi vengono serviti anche col ketchup, la maionese o la "salsa rosa"...

Io consiglio di mangiarle nel tipico "bocconcino"  - panino di farina 00 con semi di sesamo sopra -  solo con sale pepe e limone... 


e vire chi mance!!!


Ecco la fotoricetta...