sabato 19 giugno 2010

U' campu Sampetro e l'Avis Stadium, un pezzo di Trapani che non c'è più


Qualche tempo fa, decisi di andare su Google alla ricerca di un ricordo della mia infanzia, uno di quelli sfocati, ma che suscitano comunque - e non sai perché - una leggera scossa alla colonna spinale.

Un cancello grigio era una barriera troppo alta, insormontabile per un bambino di sette anni appena. 

Con l'aiuto dei ragazzini più grandi, però, diventava semplice entrare dentro... era il campetto dell'Avis Stadium, come si leggeva appunto sul cancello prima di entrare. 

Era u' campo Sampetro, ricavato nella striscia di terreno rubata ai parcheggi del Palazzo di Giustizia di Trapani, tra il Bastione dell'Impossibile e la vecchia chiesa prefabbricata. Là dove oggi c'è un parcheggio e quell'obbrobrioso ascensore che permette ai disabili di salire sulla terrazza. A proposito, poteva sicuramente trovarsi una soluzione con un impatto estetico più fortunato, piuttosto che un pilastro di cemento davanti a un monumento di quel tipo!

Comunque, la storia che volevo raccontare era un'altra, per l'appunto quella della Polisportiva Avis Stadium.
Per i ragazzini della mia generazione divenne velocemente un ricordo, ma soprattutto fu un'esperienza di sport, di amicizia e di divertimento, comune a tanti altri ragazzini trapanesi del quartiere più antico di Trapani.

Pochi ragazzi si impegnavano nella gestione di squadre di calcio, pallacanestro e pallavolo, che - negli anni in cui lo sport a Trapani raggiungeva traguardi prestigiosi - senza troppe pretese offrivano occasione di sano sfogo a tutti quei bambini e ragazzini che altrimenti sarebbero stati costretti alla strada, solo a quella.

Dietro l'organizzazione dell'Avis Stadium c'era la parrocchia di San Pietro, i suoi giovani e l'indimenticato arciprete Giacalone, il maresciallo Marino e altri.

Ma Avis Stadium è anche - nei miei ricordi – la simpatia del progetto "Ugo"!

Come fare a dimenticare l’idea del mitico mister Ugo, che voleva farci allenare armati di zappe, rastrelli e scope per ripulire l'immondezzaio nel quale, per incuria e scarso senso civico di cittadini e Pubblica Amministrazione, si era costretti ad allenarsi.

Ovviamente per me, mio fratello e i nostri compagni di gioco e d'infanzia, l'avventura durò il tempo di raccontare ai genitori cosa avevamo fatto quel pomeriggio! Fu comunque un’esperienza indimenticabile che fece di quel luogo “il campetto dei sogni”, o almeno quello di cui ci dovevamo accontentare.

Insomma, forse ai pochi che la ricordano, l'Avis Stadium evoca il quartiere S. Pietro a Trapani e quella settimana sul finire di giugno che celebrava la devozione del rione per il Santo. Ma mostra anche il lato di una Trapani che probabilmente non c'è più e che già allora era agli sgoccioli. Trapani viva e vera, sicuramente diversa da quella di oggi: viva sì, ma molto meno vera! I giochi in piazza erano festa di popolo, momento d'incontro - a volte di scontro perchè si litigava anche - e di svago, culmine di un processo di socializzazione che faceva del quartiere un gruppo. Qualcosa di cui oggi non si trova più traccia.

Il vecchio "curtigghiu" non c'è più e un po' forse ci manca. Siamo diventati più solitari e meno espansivi, o lo siamo solo in apparenza. E siamo troppo legati alle cose senza valori e releghiamo sentimenti ed emozioni a una sfera marginale o addirittura puerile.

Quand'ero piccolo, forse, Trapani non era bella come oggi con il bel centro storico rimesso "a nuovo", le belle vetrine e così tanta gente a passeggiare per le sue viuzze. Ma a me pare che pian piano - e non solo alla società trapanese, ma a tutta quella italiana - sia venuta meno il sale che la faceva essere "vera". E che non legava ogni tipo di azione individuale o pubblica a un qualcosa di effimero e vuoto.

In ogni caso, chiunque avesse foto, immagini, video o informazioni sul gruppo Avis Stadium, si metta in contatto con me, ne sarei molto felice.



0 commenti: